ASTRAZIONE E SUGGESTIONE VISIONARIA

di Alessandro Giordani

Il mio lavoro nasce da un’esigenza che molti anni fa è nata in me e che ancora oggi non mi ha abbandonato. Sono laureato in Architettura e questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere e confrontarmi con una disciplina che esige una doppia impostazione, tecnica (“razionale”) e artistica (“di ispirazione”), inoltre mi ha consentito di avvicinarmi alla Storia dell’Arte, interesse che ancora oggi coltivo, e che negli anni mi ha portato a realizzare lavori che si possono accostare alla pittura; di pittura si può parlare perché ho preso delle tele e dei colori e ho realizzato dei lavori.

Lo sviluppo della mia espressione è continuamente mutato, inevitabilmente si è formato dalle mie conoscenze artistiche e dal mio vissuto, tutto ciò che realizzo ha con sé qualcosa di entrambe queste esperienze, banalmente penso sia quello che avviene a qualunque artista, e i miei lavori sono continuamente mutati con le successive conoscenze artistiche e nuove esperienze di vita. In particolare, la conoscenza di altri artisti e forme artistiche con le relative collocazioni storiche ha comportato una mia gerarchia, più o meno consapevole, di valori. Ho avuto in diversi momenti degli innamoramenti per alcuni artisti o movimenti che mi hanno portato a realizzare lavori che da questi traevano ispirazione anche solo riprendendo alcuni elementi, ma solitamente cercandone una rielaborazione. Ad esempio nel periodo tra il 2000 e il 2007 ho prodotto dei lavori, alcuni dei quali ho titolato Evoluzione informale, nel tentativo appunto di evolvere quello che avevo appreso dalla conoscenza di quella esperienza artistica. Questa mia elaborazione dell’Informale è avvenuta dopo un periodo in cui ho attinto da questa esperienza artistica solo per un fine espressivo, emozionale ma non di confronto o di sviluppo. Ho iniziato successivamente a realizzare delle tele che avevano un elemento che può essere definito di “razionalità” (ad esempio il lavoro Il bisogno dell’ordine che considero un prototipo) in cui utilizzo in diversi modi una griglia, una trama ordinata di elementi posti a distanza identica uno dall’altro; gli elementi possono essere puntiformi, più o meno grandi e più o meno definiti, oppure linee. Questi elementi razionali anche ora continuano ad essere presenti nei miei lavori, ma hanno un’intenzione differente, è rimasta comunque questa matrice razionale. Con questa modalità espressiva, fatta di ripetizione continua di elementi tutti uguali e tutti posti alla stessa distanza, ho realizzato anche dei disegni a matita, matita colorata o penna, su cartoncino e carta quadrettata, quest’ultimo supporto, in particolare, sottolinea la ripetizione ordinata e quasi ossessiva di piccoli segni tutti uguali su una base a sua volta razionale e ordinata. L’uso di fogli comuni di blocco note quadrettati è dovuta a una esigenza di realizzazione immediata, in ogni momento, in qualsiasi luogo mi trovassi e con qualsiasi mezzo avessi tra le mani, non era necessario avere un ambiente per realizzare un lavoro o dei materiali convenzionali della pittura; sono in pratica degli schizzi, ma di griglie ordinate più o meno fitte, delle “trame monotone”. Sempre in riferimento a questi lavori su carta o cartoncino ho voluto, in qualche modo, fare riferimento alla “banalità” di segni e di materiali, che in qualche modo può anch’essa generare motivi di riflessione, di espressione.

L’uso di fitti segni ripetuti e ordinati mi ha portato successivamente ad eseguire dei lavori in cui questa monotonia di segni a comporre una trama è stata realizzata utilizzando come supporto delle tele o tavolette con pittura a olio o acrilico aggiungendo così all’ordine e alla ripetitività dei segni la “componente materica” (ad esempio il lavoro Sensibile alla luce). Sono delle pennellate tutte uguali che date con una grande quantità di colore a creare appunto la matericità.

Negli ultimi lavori realizzati, all’incirca nell’ultimo anno, ho combinato la componente “razionale” con quella della “non conformità” che riguarda l’uso dei supporti, insieme a quella del “recupero” di oggetti gettati, “scartati”. Ho utilizzato tavole recuperate, lasciate vicino ai cassonetti dei rifiuti o abbandonate in strada. Mi piace pensare che questi oggetti abbandonati, gettati, mi abbiano in qualche modo chiesto di essere salvati, recuperati appunto, pensando che tali oggetti abbiano un anima e una voce. L’elemento “razionale” è rimasto quello di una scacchiera o di bande diagonali con colori a volte forti come il rosso, il celeste e il verde e spesso a contrasto con il fondo, che è dato dal colore della tavola o dell’elemento “recuperato” (ho utilizzato anche lamiere, mensole di librerie, cartone…). La scacchiera o le bande diagonali oltre ad essere l’elemento “razionale” è stato da me utilizzato perché ho avuto una sorta di intuizione, ossia una esigenza di usare questo tipo di segno, semplice e ordinato, vedendo gli oggetti o parte di essi colorati a scacchi o a bande in modo da essere messi “in evidenza”, come ad esempio alcuni elementi delle torri di controllo negli aeroporti, alcuni camini delle ciminiere, ma anche, più semplicemente, gli spigoli delle entrate dei garage o dei pilastri interni degli stessi, dei gradini poco visibili, gli scuri di alcuni edifici antichi, che appunto sono colorati con il bianco ed il rosso per essere il più possibile visibili e/o per non essere urtati. Ho quindi, in questo modo, combinato tre temi: il “mettere in evidenza” o “mettersi in evidenza” con oggetti “scartati” e/o “recuperati” che al tempo stesso non sono di uso convenzionale nella pittura ossia “non conformi”, in sostanza tutti elementi che riguardano in qualche modo me stesso.

Mi piace pensare sempre dei miei lavori che qualunque osservatore possa dare un significato diverso da quello che ho dato io.


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